“Ricorda per sempre il 5 novembre, il giorno della congiura delle polveri contro il parlamento. Non vedo perché di questo complotto nel tempo il ricordo andrebbe interrotto.”
Filastrocca popolare Inglese, 1605
Ogni anno, puntuale come le tasse torna sulle bocche di tutti la filastrocca sopracitata. La data si riferisce alla Congiura delle Polveri del 1605, quando Guy Fawkes (quello vero) tentò di far esplodere il Parlamento inglese. Non ci riuscì, ma diventò un simbolo: simbolo dell’idea di ribellione, del coraggio, di follia e di chi sfida il potere.
Secoli dopo, Alan Moore e David Lloyd ripresero quella figura per raccontare una nuova ribellione, molto più inquietante: quella di un uomo mascherato che combatte un regime fascista e totalitario. Così nacque V for Vendetta, da noi V per Vendetta, prima come fumetto e poi come film, destinato a lasciare il segno.
Il fumetto: anarchia pura in bianco e nero
Pubblicato tra il 1982 e il 1989, il fumetto nasce sulle rivista Warrior e poi successivamente raccolto dalla DC Comics (Si quella di Superman e Batman). Ambientato in una Inghilterra distopica governata da un partito fascista, racconta di V, il vigilante mascherato, che decide di ribellarsi alle ingiustizie del sistema.
Il tratto di David Lloyd è cupo, realistico, privo di balloon di pensiero. Alan Moore, invece, costruisce un racconto carico di filosofia, citazioni letterarie e riferimenti politici: da Orwell a Shakespeare, da Blake all’anarchismo.
“Non cercavo un eroe. Cercavo un’idea. V non è buono né cattivo: è una conseguenza.”
Alan Moore, intervista del 1984
Fun fact! Moore non ha mai voluto che V fosse un personaggio positivo. Lo definiva “una bomba con un monologo”, un’arma ideologica contro l’indifferenza.
Dalla carta alla pellicola
Nel 2005, le sorelle Wachowski (quelle di Matrix) decisero di adattare V for Vendetta in un film diretto da James McTeigue. Il duo cambiò tono da Matrix: meno nichilismo e più emozione.
Alan Moore rifiutò di essere accreditato (come sempre nei suoi adattamenti) mentre Lloyd approvò la versione cinematografica, elogiando la fedeltà visiva e l’interpretazione simbolica.
“Il film ha reso la maschera un’icona universale. Non era quello che avevamo previsto, ma forse era inevitabile.”
David Lloyd
Fun fact! Il ruolo di V fu interpretato da Hugo Weaving (l’agente Smith di Matrix, Elrond del Signore degli anelli). Molte scene furono rigirate dopo che il primo attore scelto, James Purefoy, lasciò il set a metà produzione.
Raffigurazione di Guy Fawkes
Evey Hammond: la rivoluzione dentro
Nel fumetto, Evey è una ragazza povera e disillusa. Nel film, Natalie Portman le dà forza e vulnerabilità. Il suo percorso è quello di chi passa dalla paura alla consapevolezza. Il momento chiave è la lettera di Valerie, trovata in cella: a mio avviso una delle scene più emozionanti del cinema degli anni 2000. Personalmente è una di quelle scene che mi fa commuovere sempre, indipendentemente da se la vedo durante il film o se la tiro fuori da Youtube.
“Spero che chiunque tu sia, almeno tu, possa fuggire da questo posto; spero che il mondo cambi e le cose vadano meglio ma quello che spero più di ogni altra cosa è che tu capisca cosa intendo quando dico che anche se non ti conosco, anche se non ti conoscerò mai, anche se non riderò e non piangerò con te, e non ti bacerò, mai… io ti amo. Dal più profondo del cuore… Io ti amo.”
Estratto finale della lettera di Valerie, V per Vendetta
Fun fact! Natalie Portman si rase davvero i capelli in diretta camera, in una sola ripresa continua! Nessun effetto spaciale. Absolute cinema
Stessa maschera, due visioni
Nel fumetto, V è l’anarchico assoluto: vuole distruggere tutto, anche se stesso. Il resto poco importa. Nel film invece è più romantico, più simbolico, un po’ più teatrale: la distruzione serve a risvegliare la coscienza collettiva. Lo scopo cambia, ma la domanda resta: fino a dove è giusto spingersi per essere liberi? Il film semplifica alcune sfumature del personaggio rispetto al fumetto, ma guadagna in empatia: penso sia proprio per questo che ha conquistato così tante persone.
“Chi” è soltanto la forma conseguente alla funzione, ma ciò che sono è un uomo in maschera
Super Fun Super fact! La maschera ufficiale è prodotta dalla Warner Bros. e ogni vendita genera introiti per lo studio. È ironico, considerando che la maschera è usata anche per protestare contro il potere delle multinazionali. Un cortocircuito perfetto.
Perché parlarne ancora oggi?
Semplice: perchè V per Vendetta continua a parlarci. Racconta un mondo dove la paura controlla le masse, dove la libertà è fragile e le idee sono l’unica arma che rimane. È un promemoria ugualmente elegante come inquietante: il potere teme la memoria, e la memoria è resistenza. E dato che V continua a parlarci…
“Il popolo non dovrebbe temere il proprio governo. È il governo che dovrebbe temere il popolo.”
V
In un’epoca in cui le notizie corrono veloci e le opinioni si consumano in un giorno (troppo spesso pensando con la testa di altri), V per Vendetta resta un racconto che, ahimè, non invecchia. La morale dell’opera va portata nei nostri cuori e nelle nostre menti: dal 1605 fino ad oggi.